Menzioni Geografiche Aggiuntive: il Barolo e i suoi Crus

La valorizzazione delle eccellenze italiane

Menzioni Geografiche Aggiuntive: il Barolo e i suoi Crus

Il Barolo è uno dei più grandi rossi d’Italia, definito “il Re dei vini, il vino dei Re”, ed è un vino piemontese. Ma cos’è a renderlo così speciale? Sicuramente le uve del vitigno con cui viene prodotto, il Nebbiolo, capace di originare vini rossi strutturati, eleganti, complessi e longevi.

A fare la differenza è, come sempre accade quando si parla di grandi vini, il territorio, o meglio il terroir, ossia quell’insieme di luoghi, persone, storia e cultura unico e irriproducibile. Ed è per questo motivo, che per un grande vino come il Barolo, non è stato sufficiente istituire semplicemente un Disciplinare di Produzione, ma anche delle Menzioni Geografiche Aggiuntive, per proteggerne l’eccellenza e valorizzarne le diverse sfumature.

 

L’antica tradizione vitivinicola del Barolo

 

La storia del Barolo ha inizio nel XIX secolo e le prime testimonianze storiche sul vitigno Nebbiolo risalgono al Medioevo, nel 1268. Il Barolo, detto anche il vino delle Langhe, ha poi conosciuto un’esponenziale crescita della produzione durante il Rinascimento, fino a ottenere un importante successo internazionale a partire dal 1751, perfino a Londra e negli Stati Uniti.

Tuttavia, la prima generazione di vino Barolo era differente da come lo conosciamo oggi. Le uve Nebbiolo, infatti venivano vinificate dando origine a vini dolci e frizzanti, perché ancora non si possedevano le moderne tecnologie vitivinicole.

Con l’evoluzione delle tecniche produttive, nasce il Barolo di qualità, secco, tannico e con il potenziale di invecchiamento che conosciamo ai giorni nostri. Nel 1966 infatti, il Barolo guadagna, grazie all’impegno dei produttori, la DOC e nel 1980 ottiene la DOCG.

Le classificazioni dei vini di Denominazione di Origine Controllata prevedono dei Disciplinari di Produzione, nei quali è sempre presente una zona di produzione particolarmente vocata per lo specifico vino in questione, che ne garantisce la sua qualità.

Nel caso del vino Barolo, già dal 1933, i comuni che costituiscono la Denominazione sono 11 e si trovano nella Bassa Langa, la zona compresa tra il Tanaro e il Belbo, a sud del Piemonte. Come detto precedentemente, il terroir è fondamentale per restituire le peculiari caratteristiche organolettiche che caratterizzano il Barolo.

 

Come nascono le Menzioni Geografiche Aggiuntive?

 nebbiolo uva piemontese

 

Come è possibile, quindi, che all’interno di un’area così (relativamente) ristretta quale la zona di produzione del Barolo, lo stesso vino possa essere declinato in così tante e così diverse sfumature?

Una prima, importantissima considerazione da fare è sul tipo di terreno:

  • terreno Elveziano: (sabbie grigio-gialle), che comprende la zona di Monforte, Serralunga d’Alba e Castiglione Falletto, e genera Barolo austeri, strutturati e molto longevi.
  • terreno Tortoniano: (marne grigio-blu), che interessa l’area di Barolo, Novello e La Morra, si distingue per Barolo eleganti, setosi e molto profumati.

Da quando però il vigneto del Barolo non è più monopolizzato da clero o nobiltà, una delle sue caratteristiche è l’estrema frammentazione. Ecco che allora una differenza anche minima nella composizione del suolo, o nell’esposizione di un “sörì” (bricco), può fare la differenza, tanto che una singola vigna può differire sensibilmente da quella accanto in termini di qualità.

Nasce così l’esigenza di regolamentare il grande numero di diciture riportate nelle etichette negli anni ’80, ed è su queste considerazioni che si basano le Menzioni Geografiche Aggiuntive, approvate nel 2009, andando a sostituire il vecchio Disciplinare di Produzione.

 

Menzioni Geografiche aggiuntive (MGA): cosa sono e che funzione hanno?

 

Le Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA), nel caso del Barolo, sono ben 181, e ricalcano il concetto francese dei Crus, intese come aree di produzione, o, più propriamente, la definizione francese dei Climat, cioè delle specifiche porzioni di vigne dai confini ben marcati e di cui è storicamente nota l’alta vocazione per la coltivazione della vite.

In etichetta, quindi, oltre al Comune di provenienza, si potrà trovare indicata la MGA e, in alcuni casi, anche la vigna, ulteriore elemento distintivo di qualità, che andrà anche a determinare a livello commerciale il prezzo per il consumatore.

In Piemonte, sempre dalle uve Nebbiolo, nasce l’austero ed elegante Barbaresco, che, come degno fratello del Barolo, ha guadagnato ben 61 Menzioni Geografiche Aggiuntive.

Per fare degli esempi:

  • Barolo DOCG Bussia 2017: massima espressione della produzione di Cascina Attilio Ghisolfi, prodotto nel Comune di Monforte d’Alba, Bussia è la vigna MGA dalla quale provengono le uve;
  • Barbaresco Secondine DOCG 2016: un grande rosso che nasce da una cascina d’esempio, La Spinona, proveniente dal Comune di Barbaresco, mentre Secondine è il nome della specifica MGA.

 

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